Supertuscan

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La definizione di Supertuscan, termine ideato dal noto critico enologico americano Robert Parker, identifica tutti i grandi vini rossi toscani che non rientrano in denominazione di origine controllata e garantita per l’utilizzo di vitigni internazionali, spesso affiancati al toscanissimo Sangiovese , e per gli affinamenti in cantina spesso veicolati da barrique francesi, seguendo l’impronta del modello bordolese. Avvolgenti, ricchi di materia e imponenti nel gusto, i Supertuscan sono vini rossi che riescono a emozionare i palati più esigenti e raffinati. Data la loro capacità di sviluppare dei bouquet aromatici sfaccettati e complessi, rappresentano sicuramente una solida interpretazione rivoluzionaria del terroir della Toscana, dimostratasi in grado di elevare la centenaria tradizione vinicola ad una fama mondiale. I vini Supertuscan sono veri capolavori italiani da collezione in stile francese, come i grandi “AIA” del calibro di Sassicaia, Solaia e Ornellaia, o i celebri Bruciato, Pergole Torte o Tignanello, che Callmewine propone in una ricca selezione a prezzi speciali e in formati unici.

Supertuscan: vini rossi toscani a taglio bordolese

Di recente tradizione, la viticoltura che origina i vini Supertuscan, espressioni di grande intensità e sfaccettatura aromatica, affonda le sue radici negli usi enologici propri dell’area di Bordeaux, città situata nel sud-ovest francese, affacciata sul versante dell’Oceano Atlantico. Qui la creazione di grandi vini rossi predisposti a lunghi invecchiamenti è ormai una consuetudine da più di tre secoli, da quando i vini a “taglio bordolese” iniziarono ad essere apprezzati in tutta l’Europa. Alla base di queste etichette si trovano delle varietà di uve che nell’areale toscano hanno trovato la loro elezione come il Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, ponendosi in un ipotetico parallelismo dai tratti organolettici e sensoriali di stampo più mediterraneo con la produzione vinicola di Bordeaux, caratterizzata da note più “oceaniche”. Seguendo questo filone produttivo sono state riconosciute all’interno della regione etrusca delle aree vocate alla produzione di questi vini toscani, inscrivendole principalmente nella zona del Chianti Classico e del litorale di Bolgheri, comprendendo però alcune eccezioni come la Maremma e la Val d’Orcia. Qui la storia vuole che alcuni viticoltori, durante lo svolgersi del secolo scorso, videro nei diversi territori sopracitati la possibilità di creare espressioni fuori dagli schemi che non rientravano nei canoni dettati dai disciplinari di produzione dell’epoca e che quindi non potevano beneficiare della denominazione di origine controllata e garantita. Convinti di queste intuizioni di stampo e gusto internazionale iniziarono quindi a commercializzare le prime bottiglie senza denominazione, riscuotendo ampio successo nei salotti enologici di tutto il mondo, inizialmente al di fuori dei confini del Belpaese anche se, con il tempo, si diffuse l’usanza di scegliere la semplice denominazione di Toscana IGT. Da qui deriva la tendenza che ormai da decenni caratterizza diverse zone produttive toscane, capaci di ispirare negli anni anche altre aree italiane nella produzione di grandi tagli bordolesi ed elevando alla gloria Bolgheri e il Chiantigiano e tutta la regione etrusca per la finezza e la potenza dimostrate, sviluppando nei decenni un Supertuscan elenco di grandi interpretazioni capaci di emozionare i gusti più esigenti.

I migliori Supertuscan: storia e origini

In principio fu il “Vigorello”, primo taglio bordolese toscano per storicità, sviluppato dalla cantina San Felice a partire dal 1968 da uve Pugnitello, un’antica varietà della Toscana centrale, Cabernet Sauvignon, Merlot e Petit Verdot, affinato per 24 mesi in barrique di rovere francese. Fu il primo noto di una serie di fortunate etichette che interpretarono il terroir chiantigiano attraverso una nuova ottica. Tra i migliori Supertuscan è impossibile non citare e raccontare la storia del più famoso tra tutti, l’etichetta che ha rivoluzionato questa categoria salendo in breve tempo nell’Olimpo enologico mondiale: il Sassicaia Tenuta San Guido, un vino rosso composto dalla maggioranza di Cabernet Sauvignon con una piccola aggiunta di Cabernet Franc e che deve il suo nome dall’omonimo vigneto di origine, situato nel comune di Bolgheri. Ideato e commercializzato dal Marchese Mario Incisa della Rocchetta per la prima volta negli anni Sessanta, riscontra sugli inizi molti pareri contrari, soprattutto tra i viticoltori locali, ma ciò non spense l’animo visionario e innovatore del Marchese, che notava una grande somiglianza morfologica tra il vigneto Sassicaia e i terreni ciottolosi delle Graves di Bordeaux, spesso visitate insieme all’amico Barone di Rothschild che era proprietario di vigne nella zona. La fama che questa icona della viticoltura toscana ha raggiunto è dovuta però ad un clamoroso evento del 1978, quando Hugh Johnson, profeta della critica internazionale enologica del tempo, inserì il Sassicaia in una degustazione alla cieca organizzata dalla rivista “Decanter”, a cui partecipavano i migliori 33 Cabernet del mondo: con sorpresa e stupore fu proprio la bottiglia creata dal Marchese Incisa della Rocchetta a vincere, consacrandolo ufficialmente al mito. La scena di questi grandi rossi di Toscana però è segnata anche da altre espressioni di grande rilievo storico che hanno saputo conquistare sia la critica che l’opinione pubblica, come nel caso del “Tignanello” della cantina Antinori: nato nel 1971 da una fortunata intuizione di Piero Antinori, questo Supertuscan unisce sia Sangiovese che Cabernet ed è divenuto celermente una delle icone della produzione italiana nel mondo. Anche per alcuni grandi Sangiovese in purezza la concezione è similare, come nel caso del celebre “Pergole Torte” che, pur nascendo nell’areale del Chianti Classico viene immesso sul mercato con la denominazione IGT: durante gli anni Ottanta, infatti, la scelta di non unire all’uvaggio anche i vitigni storici non piacque al consorzio del “Gallo Nero”, estromettendo così la cantina, innovatrice e tradizionalista al contempo, dalla denominazione.

Proprietà organolettiche e degustazione Supertuscan

Caratterizzata da sostanziali differenze in base alle uve utilizzate, l’analisi sensoriale dei Supertuscan, vini rossi dalle molteplici sfaccettature, è capace di sprigionare forza, opulenza ed estrema finezza. Dalle vesti rubine con intensi rimandi al rosso granata, si sprigionano canonicamente limpidi profumi di frutta ben matura, come ciliegie, marasche sotto spirito e susine, attraversati da profumi speziati che ricordano la cannella, il cardamomo e il pepe nero. Spesso i bouquet aromatici sono rinfrescati da note balsamiche e erbacee, prima di rivelarsi in un sorso intenso e di grande morbidezza, che gioca sull’equilibrio perfetto tra potenza, sostanza e freschezza veicolata spesso da tannini fitti e nobili.

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